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sabato 26 agosto 2017

Archeologia, miti e misteri. La resurrezione, l'Ade e gli antichi riti legati alle Divinità. Riflessioni di Pierluigi Montalbano

Archeologia, miti e misteri. La resurrezione, l'Ade e gli antichi riti legati alle Divinità.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano

In tema di religiosità e filosofia, quando si parla dei Misteri Eleusini, gli autori scrivono che ad istituirli fu Orfeo, il quale compose i carmi che venivano recitati durante i riti. Gli stessi autori precisano che Orfeo, dopo essere stato istruito in Tracia, prima di istituire i Misteri andò in Egitto ad apprenderli. Orfeo era un grande poeta e musico, ispirato da Apollo e dalle Muse, capace con le armonie della sua lira di guidare gli uomini, incantare gli alberi e le rocce, arrestare il corso dei fiumi, calmare i furori delle fiere. Era un capace veggente, un grande civilizzatore che insegnò l’agricoltura, l’arte di usare le piante e di curare le malattie, un grande filosofo che ammaestrava nella scrittura, nella saggezza e nella religione. Gli autori antichi hanno spesso sottolineato i rapporti che legano Orfeo all’Egitto. Egli avrebbe portato da lì la maggior parte delle iniziazioni (teletài) misteriche, ossia i riti orgiastici che rievocano il racconto mitico di quanto avviene nell’Ade, il regno dei morti. Secondo Erodoto, nei riti, Osiride coincide con il Dioniso greco e Iside con la Demetra greca, cambiano solo i nomi. In Egitto si inscenano sacre rappresentazioni sulle vicende di Iside, di come
abbia perduto e poi ritrovato il suo giovane figlio. Le sacre rappresentazioni della Cerere eleusina non sono diverse. Da ciò si deduce che furono gli Egizi a trasmettere a tutti gli altri i Misteri, introducendo formule e riti riservati agli iniziati, ad esempio la questione del membro virile (aidoion) di Osiride che fu strappato e poi ricercato dalla Dea dei sette mantelli e dalle vesti nere. Erodoto dice che i Greci presero dagli Egizi molte altre cose, come la scienza, la credenza nell’immortalità dell’anima e l’istituto del matrimonio. Pitagora s’ispirò agli Egizi adottando il modo di esporre simbolico e misterioso proprio dei sacerdoti egizi, celando le sue dottrine sotto enigmi. Per Plutarco, i suoi precetti non si discostano da quanto dicono gli scritti geroglifici. Ancora Erodoto ci informa che furono i Pelasgi a trasmettere agli Ateniesi il culto del Dio Hermes con l’iniziazione che lo vede rappresentato con il membro in erezione. Lo stesso autore racconta che il rito greco chiamato Tesmofòrie, festa autunnale celebrata dagli antichi Greci in onore di Demetra legislatrice, fu introdotta dalle donne pelasgiche, ma furono le figlie di Danao, il re egizio che emigrò nel Peloponneso con le sue 50 figlie e fondò Argo, a insegnare i riti alle donne pelasgiche. Presso i Cretesi, si tramanda che i sacrifici e le iniziazioni dei Misteri furono trasmessi da Creta al resto del mondo. Aristotele attribuisce i Misteri al re cretese Minosse, e per Orfeo, Zeus ordina di andare a cercare la purificazione a Creta. Ai cretesi si attribuiscono notevoli scoperte connesse ai Misteri, cioè l’agricoltura, il diritto codificato e la musica, quest’ultima quando si trasferirono nel ritmo della versificazione le modulazioni che si colgono nelle vibrazioni del bronzo. C’è da osservare che proprio a Creta c’era un culto della Dea Madre analogo a quello Frigio e a quello eleusino, suggerendo che i Misteri giunsero in Grecia trasmessi dai Cretesi che li acquisirono dagli Egizi. I Misteri egizi, tuttavia, presentano delle varianti. Plutarco racconta che la Dea Iside perde il suo sposo Osiride, ucciso da Tifone e gettato nel fiume. Lo va a cercare lungo il Nilo, lo ritrova fatto a pezzi a Biblos e lo riporta con sé privo di una parte. Nel mito eleusino, Demetra perde la sua figlia Persefone, rapita da Hades (Ade, il regno dei morti), e la cerca con in mano le fiaccole. Alla fine ottiene di poterla tenere con sé durante una parte dell’anno, quella che va dalla semina fino al raccolto, lasciando intendere che il seme può rinascere solo dopo essere morto, come avviene nel periodo fra il raccolto e la semina. C’è da dire che se i Misteri ai quali ci si poteva iniziare erano uguali dappertutto, Pitagora, Platone, i sovrani greci e le altre personalità non si sarebbero recati in varie località per farsi iniziare ai Misteri lì istituiti. E’ probabile che le iniziazioni conferissero certi diritti politici nelle città in cui venivano conferite. E’ chiaro che coloro che traducevano i Misteri da una lingua all’altra si trovavano nella necessità di creare formule nuove per i nomi delle divinità, per le invocazioni e altre formule rituali, tuttavia Giamblico ci informa che i Misteri degli Egizi e degli Assiri sono superiori a quelli dei Greci proprio grazie alle lingue perché nel rapporto con gli Dei è conveniente parlare la lingua originaria, ed ecco spiegato il motivo per cui si deve conservare con la massima fedeltà ciò che la tradizione ha fissato. Secondo Giamblico, i nomi degli Dei hanno un potere loro proprio e le formule invocatorie conservano intatta la loro efficacia solo nella lingua originale. Diodoro Siculo ricorda che il vocabolario greco comprende nomi degli Dei che non hanno origine ellenica come Persefone, Dioniso, Hera, Atena, Afrodite e altri, testimoniando che questi hanno un’origine straniera. Platone dice che il legislatore introdusse una riforma per introdurre in greco alcuni appellativi come Argeiphòntes (il rapido messaggero) per Ermete, Gaièochos (colui che scuote la terra) per Poseidone, Glaukòpis (dagli occhi scintillanti) per Atena, e così via. Una volta che i Misteri furono istituiti ad Atene, con riti segreti e pubblici, non cambiarono più in alcun punto essenziale. Gli storici moderni propongono che i Misteri subirono una profonda trasformazione nel VII a.C., con l’introduzione di Dioniso accanto a Demetra e Persefone, infatti nell’inno omerico a Demetra, di Dioniso non c’è menzione. Esiodo e Omero non nominano esplicitamente i Misteri ma nelle loro opere lasciano intendere che li conoscono. Nell’Iliade i riti compiuti in onore di Patroclo morto sono quelli di un’iniziazione regale: deve lottare contro alcune apparizioni, attraversare il fiume e altre vicende, tutte esperienze dell’oltretomba analoghe a quelle degli Egizi e a quelle che troviamo ad Eleusi. Per Omero, il re è paragonato a un Dio, regge lo scettro, è nutrito da Zeus, è musico, è medico, è nocchiero ed è paragonato al leone, al delfino e all’aquila. Lo stesso autore rappresenta l’anima umana e le sue facoltà in modo conforme alle dottrine dei Misteri. Tutta la filosofia greca deriva dai Misteri e i greci considerano Pitagora un discepolo di Orfeo, dei sacerdoti egizi, dei Magi Caldei, degli Eleusini. Egli ha imitato il modo di esprimersi simbolico e misterioso proprio dei sacerdoti egizi introducendo enigmi nelle sue dottrine.  Avendo saputo che i Misteri erano filiazione di quelli d’Egitto, e aspirando a iniziazioni sempre più perfette e divine, si mise in viaggio dietro invito del suo maestro Talete, si imbarcò su una nave egizia e trascorse 22 anni nei templi egizi studiando astronomia e geometria. Poi andò a Babilonia ove frequentò i Magi apprendendo i segreti venerabili e il culto più perfetto degli Dei, pervenendo alla conoscenza più profonda dei numeri, della musica e delle altre scienze. Poi fu dai Celti e in Iberia. Pitagora, dopo la morte, fu assimilato agli Dei e ai Demoni della religione greca, e la sua casa fu considerata una Santuario di Demetra (Cerere). Gli abitanti di Crotone gli chiesero che il loro Senato potesse annoverarlo fra i consiglieri, e per tutto il tempo in cui la città prosperò, la Dea fu onorata nella memoria degli uomini, e Pitagora nel culto della Dea. Platone seguì costantemente Orfeo e Pitagora, ammettendo che il corpo è una prigione. Egli andò dai sacerdoti Egizi e apprese i segreti, e il Socrate che Platone descrive nelle sue opere professa le idee insegnate nei Misteri: chi giunge all’Ade senza essere iniziato giacerà per sempre nel bòrboros (il pantano di melma). Dopo Alessandro il Grande, tutti i filosofi riconoscevano la relazione tra filosofia e religione, tanto che erra impossibile distinguerle. Le dottrine filosofiche si accordano con i Misteri e rendono l’uomo simile alle Divinità. Senso e compito della filosofia, come dell’iniziazione, è di imparare a morire. Quando la religione cristiana si affermò, e il tempio di Eleusi fu distrutto dai Goti di Alarico e la scuola filosofica di Atene fu chiusa per volere di Giustiniano, la religione greca conservò dei seguaci e i pagani continuarono a celebrare i Misteri in segreto. A volte le idee greche sussistettero sotto parvenze cristiane, ad esempio il Gnosticismo è una sopravvivenza degli antichi Misteri. I Gnostici costituirono delle società segrete come quelle antiche, con libri segreti, iniziazioni e giuramento di conservare il segreto. Molto tempo dopo, anche i Catari, che i teologi cristiani considerano i continuatori degli antichi eretici, dispongono di rituali segreti. Le dottrine di Gnostici e Catari hanno la stessa concezione dell’anima, delle sue origini, del modo in cui essa può diventare migliore, della riascesa dell’uomo, cioè della sua resurrezione, affinché egli diventi spirituale e non carnale.

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