Diretto da Pierluigi Montalbano

Ogni giorno un nuovo articolo divulgativo, a fondo pagina i 10 più visitati e la liberatoria per testi e immagini.

Directed by Pierluigi Montalbano
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Associazione Culturale Honebu

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sabato 30 maggio 2015

Archeologia: Il Santuario di Dioniso

Archeologia: Il Santuario di Dioniso

Gli scavi archeologici hanno messo in luce questo famoso Santuario di Dioniso, la cui creazione si attribuisce a Pisistrato, che costruì un primo tempio piccolino, datato II metà del VI a.C. e dove era custodita l’antica statua lignea del dio.  Successivamente, nel V a.C., fu costruito un altro tempio del dio in questo santuario più grande subito a sud del primo dove fu collocata un’altra statua del dio, crisoelefantina in oro e avorio, autore fu Alkamenes, allievo di Fidia. L’altare non è in asse con i due tempi, forse per lasciare ampio spazio per i sacrifici e cerimonie; una grande stoà destinata a contenere oggetti per il culto e che non ha nulla a che fare con il teatro soprastante. Il santuario era circondato e delimitato da un recinto, il Peribolos. Per il teatro non sono state trovate tracce risalenti al VI a.C., neanche V a.C., poiché c’erano

Campi Estivi 2015 di Ricerca Archeologica

Campi Estivi 2015 di Ricerca Archeologica



Anche per l’estate 2015 il Gruppo Archeologico Torinese (GAT) propone due affascinanti campi di ricerca archeologica, che da tanti anni permettono a giovani e meno giovani di prendere coscienza del nostro Patrimonio Culturale, di divertirsi e di imparare.
La prima campagna di scavo si svolgerà in Friuli, all’interno dell’affascinante castello medievale di Attimis (UD), attestato a partire del 1106, che nelle passate stagioni ha restituito eccezionali reperti. Le attività, gestite dalla Società Friulana di Archeologia, si svolgeranno dal 3 al 13 agosto.
Il secondo campo archeologico sarà invece in Calabria, all’interno del Parco Archeologico di Scolacium (CZ), dove si porteranno alla luce le sepolture di una necropoli di età tardo antica scoperta nell’inverno del 2013. Lo scavo, coordinato dal Gruppo Archeologico Ionico, si articola in tre diversi turni (5-18 luglio; 19 luglio-1 agosto; 2-14 agosto) e si svolgerà sotto l’egida della Soprintendenza Archeologica della Calabria.
In allegato la locandina con i dettagli.
Per partecipare ai campi o per ulteriori informazioni visitate il sito internet www.archeogat.it oppure scrivete asegreteria@archeogat.it.


venerdì 29 maggio 2015

Archeologia. Porti e Approdi della Sardegna Nuragica: Nora e Bithia

Archeologia. Porti e Approdi della Sardegna Nuragica: Nora e Bithia
di Pierluigi Montalbano

L’isola, fino alla fine del secolo scorso, era vista come una terra di conquista e colonizzazione da parte di genti straniere che arrivavano, invadevano le coste e occupavano il territorio portando la loro cultura. Oggi, invece, studiamo la Sardegna come interessata da una rete di scambi lungo tutto il Mediterraneo, e come incontro di tradizioni con scambi reciproci, senza prevaricazioni. Due culture che vengono a contatto danno vita a una terza, frutto delle contaminazioni fra le precedenti, quindi ogni cultura si presenta con novità che sono recepite, elaborate e assorbite con un processo di adattamento al proprio patrimonio di conoscenze. I porti e gli approdi costituiscono l’interfaccia che divide e, allo stesso tempo, unisce genti diverse che vengono a contatto. Il Mar Tirreno si presenta come un triangolo che ha un vertice in Sicilia, uno nell’Africa Settentrionale e l’ultimo nel tratto fra la Corsica e la Toscana. Le terre che si affacciano in questo triangolo d’acqua sono da sempre in contatto fra loro.
Ho pensato di scrivere qualche articolo sugli approdi frequentati dai marinai di 3000 anni fa, iniziando dalla Sardegna sud-occidentale, ossia il tratto di costa che ospita Nora e Bithia, l’attuale Chia, un territorio ottimale per chi giunge dal nord Africa. I venti e le correnti suggeriscono rotte favorevoli da Luglio a Ottobre e certamente le attività marinaresche antiche tenevano in gran conto gli eventi naturali. Nell’età del Bronzo e del Ferro, le navigazioni attraversavano il Mediterraneo alla ricerca di metalli e le comunità sarde entrarono in contatto con tante genti per scambiare merci e idee.
Nora offre un approdo riparato e accogliente, con due corsi d’acqua e una fascia di pianura che consente di collegarsi al Campidano, la grande pianura fertile che unisce Cagliari a Oristano. Inoltre, scavalcando un passo si arriva a Bithia e ad altri itinerari che in antichità erano utilizzati per attraversare le montagne fino alle zone minerarie. A Nora si nota un canale ben tagliato, scavato sott’acqua, che si dirige verso l’attuale peschiera, e ai lati si notano accumuli di cocci. Le strutture del porto sono di età punica e romana, ma l’insenatura mostra evidenti tracce d’interventi di epoca nuragica. Le infrastrutture portuali furono utilizzate per un lungo periodo e mentre alcune strade urbane furono abbandonate, la grande via che conduceva al porto fu tenuta sgombra fino al 650 d.C. Poco distante, ad Antigori (Sarroch), viveva una comunità nuragica che acquisì ceramiche di lusso, grossi orci per la conservazione di derrate alimentari e utensili domestici. I primi commercianti stranierei di età fenicia si integrarono pacificamente e, insieme ai nuragici, si adoperarono per

La storia delle monete in Sardegna, oggi a Cagliari, da Honebu.

La storia delle monete in Sardegna, oggi a Cagliari, da Honebu.

Questa sera, Venerdì 29 Maggio, alle ore 19.00, nuovo appuntamento da Honebu con "Il salotto della cultura", in Via Fratelli Bandiera 100 a Cagliari / Pirri.
Relatore sarà l'archeologo Marco Piga, che illustrerà, con l'ausilio di immagini, la "Storia della monetazione in Sardegna". Lo studioso darà il suo contributo alla questione con particolare riferimento alle monete di età punica.

Ingresso libero, apertura sala alle 18.45

L'Associazione Culturale Honebu offrirà una serie di appuntamenti anche per il mese di Giugno, tutti alle 19. 

Venerdì 5  Carlo Tronchetti: il sesso nell’antichità

Martedì 9 Nanni Moro: Gli Ufo, questi sconosciuti

Venerdì 12 Giovanni Ugas: Sardi, Shardana e nuragici

Martedì 16 M.P. Zedda: Orientamento dei monumenti nuragici

Venerdì 19 Alfonso Stiglitz: L’invenzione del Sardo Pellita

Martedì 23 Nando Cuccu: Nell’animo dettati di parole 

Venerdì 26 Salvatore Dedola: Etimologia dei monumenti archeologici


Ecco la locandina.





giovedì 28 maggio 2015

Santorini, novità sul cataclisma che segnò il declino della civiltà minoica e, forse, ispirò Platone

Santorini, novità sul cataclisma che segnò il declino della civiltà minoica e, forse, ispirò Platone
di Ker Than.


L'esplosione vulcanica di Santorini, che sembra aver ispirato la leggenda di Atlantide, sarebbe avvenuta all'inizio dell'estate: la scoperta si basa sullo studio di alcuni insetti fossili rinvenuti all'interno di un antico vaso proveniente da Akrotiri. Quella eruzione è stata sicuramente una delle più significative della storia umana. Il cataclisma, oltre ad aver posto fine alla civiltà Minoica, ebbe anche importanti conseguenze per l'antico Egitto e per molte altre comunità del Mediterraneo orientale.
Studi precedenti hanno stabilito che l'eruzione avvenne tra il 1627 e il 1600 a. C., ma fino ad ora non si sapeva in quale periodo dell'anno fosse avvenuta. In un recente articolo pubblicato sulla rivista 
Naturwissenschaften, uno staff di archeologi, sulla base di alcuni insetti rinvenuti in un piccolo vaso contenente semi di piselli dolci scoperto in un insediamento dell'età del bronzo ad Akrotiri, sostengono che l'eruzione si sarebbe verificata in un periodo compreso tra giugno e i primi di luglio. Infatti, spiegano gli scienziati, solo in questo breve periodo l'insetto - una specie di coleottero - avrebbe avuto l'opportunità di infestare le colture e quindi di finire nella zona di stoccaggio delle derrate.
"C'è una breve finestra tra l'inizio e la prima metà dell'estate, appena dopo la trebbiatura, che potrebbe giustificare la presenza degli insetti", ha detto Panagiotakopulu.
Spesso definita come la "Pompei del mondo egeo," Akrotiri in seguito all'eruzione venne sepolta da uno strato di cenere e pomice che ha contribuito alla conservazione del sito per migliaia di anni.
"I semi infestati sono stati scoperti in una delle camere al piano terra della cosiddetta casa occidentale" - un edificio a più piani situato nella parte nord-ovest della città - "che veniva utilizzato per lo stoccaggio delle derrate alimentari", ha spiegato Panagiotakopulu.
Anche se il vaso con i semi e gli insetti fu trovato circa 50 anni fa, solo di recente grazie allo sviluppo di nuove tecniche per la datazione degli insetti, gli scienziati hanno capito che il reperto poteva essere utilizzato a datare con maggiore precisione l'eruzione. "L'idea è nata molto più tardi", ha detto Panagiotakopulu, "ed è il risultato di uno studio più ampio sui fossili di insetti di vari siti archeologici".
Utilizzando un nuovo metodo di pretrattamento per la datazione al radiocarbonio della chitina, la proteina che costituisce i gusci degli insetti, i ricercatori hanno ottenuto un intervallo temporale (1744-1538 a. C.) in accordo con i risultati di altri studi. Poi gli scienziati hanno intuito che gli insetti sarebbero serviti anche per determinare in quale stagione ebbe luogo la disastrosa eruzione.
Determinare l'anno di un'eruzione vulcanica è notoriamente difficile, ha spiegato Panagiotakopulu, e cercare poi di individuare anche la stagione esatta è ancora più difficile.
Alcuni ricercatori hanno cercato indizi sulla stagione analizzando la distribuzione della cenere e detriti. "Ma nel nostro caso, stiamo parlando di dati provenienti dal sito", ha detto Panagiotakopulu. "Quante volte si riesce a datare un evento preistorico e si scopre che è successo proprio durante l'estate?"
I coleotteri ritrovati nel vasetto di semi erano in diverse fasi del loro ciclo vitale visto che il gruppo comprendeva larve, pupe e adulti. Questo particolare è importante, dicono gli scienziati, poiché suggerisce che gli insetti morirono in seguito a un singolo evento, forse poco dopo che le sementi vennero depositate nel magazzino. "Questo tipo di coleotteri infestano eslcusivamente i piselli e seguono un solo ciclo di vita annuale", ha aggiunto Panagiotakopulu.
Quindi la conoscenza della stagione esatta in cui avvenne l'eruzione di Santorini potrebbe permettere agli scienziati di creare dei modelli più accurati che descrivano l'evento e la conseguente dispersione delle ceneri e dei detriti in tutto il mondo.
Panagiotakopulu ha detto che nel sito di Akrotiri ci sono altri resti di semi e insetti che meritano ulteriori approfondimenti.
"Altri studi sui depositi più rilevanti, ben datati dal contesto storico o archeologico consentiranno di affinare la metodologia per la datazione degli insetti tramite la chitina e consentirne una sempre più ampia applicazione".




mercoledì 27 maggio 2015

Archeologia. In Grecia trovata una tavoletta con la scrittura più antica d'Europa

In Grecia trovata una tavoletta con la scrittura più antica d'Europa
di Ker Than


Secondo una ricerca della University of Missouri a St. Louis, le incisioni sul frammento di una tavoletta d'argilla rinvenuta in Grecia compongono il testo decifrabile più antico di cui si abbia notizia in Europa. Considerata "magica o misteriosa" nell'antichità, la tavoletta si è conservata solo perché un mucchio di rifiuti prese fuoco circa 3.500 anni fa.
Trovata in un uliveto di Iklaina, la tavoletta fu incisa verso la metà del XV a.C. da uno scriba di lingua greca di Micene.  Fino a oggi i lavori di scavo a Iklaina hanno raccolto le prove dell'esistenza di un antico palazzo miceneo, imponenti mura terrazzate, dipinti murali e un sistema di drenaggio sorprendentemente avanzato, dice il direttore degli scavi Michael Cosmopoulos. La tavoletta è la sorpresa più clamorosa da quando, anni fa, sono iniziati gli scavi per due motivi: non si sapeva che le tavolette micenee potessero essere così antiche e, soprattutto, non doveva trovarsi nel luogo in cui è stata rinvenuta, in quanto fino a oggi le tavolette sono state trovate solo in pochi tra i palazzi più importanti.
Anche se agli inizi della civiltà micenea c'era un palazzo a Iklaina, quando fu creata la tavoletta l’insediamento era diventato un satellite della città di Pylos, regno del re Nestore, personaggio chiave dell'Iliade. "Si tratta di uno

martedì 26 maggio 2015

Atlantide in Sardegna? Conferenza a Cagliari oggi, martedì 26 Maggio da Honebu.

Atlantide in Sardegna? Oggi a Cagliari da Honebu.



Questa sera, Martedì 26 Maggio, alle ore 19.00, nuovo appuntamento da Honebu con "Il salotto della cultura", in Via Fratelli Bandiera 100 a Cagliari / Pirri.
Relatore sarà l'architetto Giorgio Saba, che illustrerà, con l'ausilio di immagini, il tema: "Atlantide in Sardegna?".
Lo studioso darà il suo contributo alla questione con particolare riferimento alle colonne d’Ercole, oggetto della sua attenzione a seguito della pubblicazione del celebre libro di Sergio Frau. Negli ultimi vent'anni - dice Saba - passando le vacanze estive in barca a vela, ho visitato tante diverse località dalla Tunisia alla Sicilia, l'Elba, la Corsica, la Liguria, il sud della Francia ed ovviamente tutta la Sardegna. Circa due anni fa, sono arrivato alla convinzione di aver individuato l'esatta posizione delle “Colonne” e l'esatta posizione dell’Ade.



Ingresso libero. E' gradita la condivisione dell'evento.

lunedì 25 maggio 2015

A Stonehenge scoperta la tomba di un giovane nato nel Mediterraneo nell'età del Bronzo.

A Stonehenge scoperta la tomba di un giovane nato nel Mediterraneo nell'età del Bronzo.
di Kate Ravilious

Una ricerca svela che il ragazzo con la collana d’ambra trovato qualche anno fa in una fossa funeraria a Stonehenge proveniva dal Mediterraneo.
Oggi abbiamo nuove testimonianze che dimostrano che i popoli dell'Età del Bronzo viaggiavano fin dalle coste del Mediterraneo, lontane più di 800 chilometri, per ammirare le grandi pietre sulla Piana di Salisbury, in Inghilterra.
Le analisi chimiche dei denti del ragazzo di 15 anni sepolto vicino la città di Amesbury, a circa 5 chilometri da Stonehenge, rivelano che proveniva dall'area del Mediterraneo. L'adolescente aveva una collana composta da 92 perle di ambra.
"Questo materiale esotico dimostra che apparteneva ai ranghi più elevati della società", dice l'archeologo Andrew Fitzpatrick della Wessex Archaeology, una società di Salisbury.
Per stabilire se il ragazzo fosse originario del luogo, i ricercatori del British Geological Survey (BGS) hanno misurato le differenze tra isotopi di ossigeno e di stronzio nei denti.
Il rapporto fra gli isotopi cambia secondo

domenica 24 maggio 2015

Archeologia. Nuovi dati sulla ragazza di Egtved, una danese vissuta nell’età del Bronzo.

Archeologia. Nuovi dati sulla ragazza di Egtved, una danese vissuta nell’età del Bronzo.

Le nuove analisi condotte sui resti della cosiddetta ragazza di Egtved, vissuta 3500 anni fa, scoperti in Danimarca nel 1921, rivelano uno stile di vita sorprendentemente cosmopolita.
Le nuove analisi condotte su questa celebre esponente dell'Età del Bronzo, indicano ad esempio che fosse nata altrove, e che durante la sua vita avesse viaggiato molto. Lungi dall'essere un tipo casalingo, la ragazza sembra invece incarnare uno spirito cosmopolita davvero moderno.
"Oggi ci consideriamo persone molto evolute, come se la globalizzazione fosse una novità", dice Karin Frei, archeologa del Museo nazionale danese, "Ma più studiamo la preistoria, più ci rendiamo conto che esisteva anche allora".
Per la ricerca, Karin Frei ha analizzato le variazioni nella composizione molecolare di un elemento (stronzio) ampiamente diffuso nel substrato terrestre e che si accumula nei tessuti vegetali e animali.
Le variazioni differiscono da

sabato 23 maggio 2015

Preistoria in Sardegna. Una chiacchierata con l’archeologo Riccardo Cicilloni

Preistoria in Sardegna. Una chiacchierata con l’archeologo Riccardo Cicilloni
di Mauro Atzei 

L'archeologia, almeno in Sardegna, sta attraversando un periodo di larga popolarità, grazie soprattutto alla diffusione dei social network che contano decine di migliaia di appassionati nei gruppi tematici, e grazie anche al rinnovato entusiasmo che si è creato intorno al fenomeno mediatico, ma sopratutto scientifico, del rinvenimento delle statue di Monte Prama e di altri reperti ad esse collegati.
La Sardegna viene definita, sia dagli appassionati, sia dagli addetti ai lavori, uno sterminato museo a cielo aperto. In questo quadro, la cultura nuragica, vista l'estrema abbondanza di monumenti e reperti lasciati sul territorio è la cultura antica più rappresentativa, e per questo dovrebbe essere molto conosciuta in Europa. Invece, per molti versi, è ancora sconosciuta fuori dall'isola. Parliamo di quest'epoca fondamentale cominciando proprio da Cagliari che, per importanza e grandezza, è forse il luogo nel quale è meno evidente la presenza di tracce di quell'epoca.

D) Quali sono le possibili emergenze nuragiche, oggi non più visibili nel territorio comunale cagliaritano?
R.C: “L’area di Cagliari e del suo hinterland ha restituito tracce di un passato plurimillenario, con una presenza umana che inizia dal VI millennio a.C. L’uomo preistorico ha infatti qui trovato un habitat molto favorevole, particolarmente ricco di risorse quali i terreni fertili e soprattutto il mare e le lagune. Durante l’età del Bronzo e del Ferro il territorio di Cagliari dovette essere intensamente frequentato, ma purtroppo la forte urbanizzazione dell’areale cagliaritano, dall’epoca punica e romana sino ai giorni nostri, ha sicuramente comportato la perdita dei

venerdì 22 maggio 2015

La traduzione della Stele di Nora. Oggi a Cagliari da Honebu, ore 19.

La traduzione della Stele di Nora. Oggi a Cagliari da Honebu, ore 19.




Questa sera, Venerdì 22 Maggio, alle ore 19.00, nuovo appuntamento da Honebu con "Il salotto della cultura", in Via Fratelli Bandiera 100 a Cagliari / Pirri.
Relatore sarà Salvatore Dedola, glottologo e linguista, che illustrerà, con l'ausilio di immagini, la sua interpretazione sulla celebre Stele di Nora, il più antico testo d'occidente scritto con caratteri fenici.
Ingresso libero. E' gradita la condivisione dell'evento.

Ecco, sotto, un articolo scritto da

giovedì 21 maggio 2015

Scavo archeologico a Viterbo. Volete partecipare?

Campagna di scavo Civitella 2015


Ricevo da Alessandro Tizi, Direttore Gruppo Archeologico Romano sezione di Tuscani, e volentieri pubblico.

Il Gruppo Archeologico Romano Sezione di Tuscania, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria Meridionale e del Lazio e con il Comune di Arlena di Castro (VT), organizza nel periodo dal 15 al 31 agosto 2015 la V Campagna di Scavo archeologico nel sito di Civitella ubicato nel comune di Arlena di Castro (VT) nell'ambito del progetto "Missione Civitella-Alle origini della nostra storia". Il sito fortificato medievale di Civitella, immerso nella natura selvaggia della Tuscia, fu fondato intorno al X sec. per poi raggiungere la massima fioritura tra il XII e il XIII sec. divenendo un baluardo difensivo indispensabile per la città di

La 2° Guerra Mondiale: nel 1944 l’attacco all’Abbazia di Montecassino

La 2° Guerra Mondiale: nel 1944 l’attacco all’Abbazia di Montecassino
di Claudia Cepollaro 

 Il 1944 segna un anno fondamentale per l’Italia della II Guerra Mondiale: è la fase della Resistenza, quella che vede le truppe alleate impegnate in combattimenti durissimi, molti dei quali vinti anche grazie all'aiuto della popolazione e dei partigiani uniti nella comune lotta contro le forze nazifasciste.
Nel Gennaio del ‘44 tutto il Centro-Nord della penisola era ancora nelle mani di Hitler e Mussolini, e l’obiettivo più importante in quel momento era liberare soprattutto la capitale: Roma.
Montecassino non fu un’impresa facile, la storia lo dimostra: tentare di prendere Roma da sud non è un’impresa facile. Annibale, ad esempio la raggiunse da nord attraversando le Alpi, e anche Napoleone, molti secoli dopo, affermò che “L’Italia è uno stivale. Bisogna entrarci da sopra”. Le truppe Alleate invece avevano iniziato la liberazione partendo dalla Sicilia e questo rallentò molto le operazioni. Il motivo era la presenza di zone montuose e scoscese tra Lazio e Campania, oltre che ai numerosi fiumi che si possono incontrare lungo il cammino.
Queste difficoltà erano note anche il primo ministro inglese Winston Churchill e il presidente statunitense Roosevelt, che pianificarono per questo due operazioni militari d’attacco: uno sbarco lungo la costa laziale dove si trova  la città di Anzio; e un attacco via terra lungo la 

mercoledì 20 maggio 2015

Archeologia: sequestro reperti di 2000 anni fa a Orroli, indagato tombarolo

Archeologia: sequestro reperti a Orroli, indagato tombarolo



Vasi, brocche, calici, anfore, frammenti di ossa, monete, provenienti da alcune regioni d'Italia, fra cui una necropoli del Sarcidano, e di varie epoche: dal I secolo a.C. al III d.C. E' il materiale sequestrato dai carabinieri nel sottoscala dell'abitazione di un 63enne di Orroli, denunciato a piede libero per detenzione di beni archeologici appartenenti allo Stato.
    "L'attività di indagine è nata da fonti confidenziali che ci hanno segnalato scavi clandestini da parte di tombaroli", ha spiegato il cap. Paolo Bonetti, della Compagnia di Isili, durante una conferenza stampa alla quale hanno partecipato anche la responsabile della Sovrintendenza di Sassari, Nadia Canu, e la funzionaria di restauro Eliana Natini, assieme al col.
    Saverio Ceglie del comando provinciale. "Le indagini ci hanno permesso di arrivare alla perquisizione della persona interessata e al ritrovamento dei beni archeologici, in parte nell'abitazione dell'interessato e in parte a casa di sua madre", ha aggiunto il cap. Bonetti. Materiale in alcuni casi conservato in buone condizioni.
    "Si tratta di pezzi provenienti in parte dalla Sardegna, e in parte dalla Puglia e dalla Toscana - ha sottolineato Canu - come un calice in ceramica di epoca ellenica ritrovato sicuramente in Puglia e una tubazione per acque bianche post medievale ritrovato verosimilmente in Toscana. Tutto il restante materiale è funerario proviene da una necropoli sarda. Ora è necessaria la collaborazione dell'indagato per poter dare un contesto agli oggetti rinvenuti". Le indagini proseguono in sinergia fra gli investigatori e gli studiosi della Sovrintendenza, anche per capire se vi sia un traffico clandestino con collezionisti. La persona denunciata avrebbe detto agli inquirenti di essere un appassionato della materia. "Per noi è importante tutelare e proteggere questi beni - ha detto il col. Ceglie - che rappresentano un'opportunità culturale e turistica della Sardegna".

Fonte: ANSA


Archeologia. Una tavoletta in cuneiforme del 1350 a.C. scoperta a Gerusalemme

Una tavoletta in cuneiforme del 1350 a.C. scoperta a Gerusalemme


























Uno staff di archeologi della Hebrew University, la più antica Università Israeliana, hanno portato alla luce a Gerusalemme un frammento di tavoletta risalente a circa 3350 anni fa. E’ il più antico esempio di scrittura mai trovato nella Città Santa.
Il manufatto è molto piccolo, appena 2 cm di larghezza per 2,8 di altezza, e riporta segni cuneiformi. E’ stato scoperto passando al setaccio il materiale di scavo di una torre del X  a.C. L’area del ritrovamento è a sud delle mura della Città Vecchia, nella Gerusalemme Est controllata da Israele. Il frammento farebbe parte di un documento degli archivi reali e testimonierebbe l’importanza della città di Gerusalemme già nel periodo del Bronzo Tardo.
Gli studiosi dell’Institute of Archaeology della Hebrew University confermano l’alta qualità del ritrovamento. Il testo fa parte di una missiva reale inviata dal re Gerusalemme al faraone egiziano Amenhotep IV, meglio conosciuto come Akhenaton, sposo della regina Nefertiti. Occorre aggiungere che la favorita del faraone era Kiya, una principessa straniera che gli diede un figlio celebre: Tutankhamon. Amenhotep IV è passato alla storia come il faraone eretico perché tentò di sostituire il dio Amon con un nuovo culto monoteista adoratore del dio Aton, in conflitto con il potente clero tebano. Alla stessa epoca del frammento israeliano risalgono le celebri tavolette rinvenute a El Amarna, che si ritiene siano parte degli archivi reali di Akhenaton.
In quel periodo sono attestate le prime testimonianze di Gerusalemme come città -stato indipendente, governata da un re.
Prima d’ora il più antico esempio di scrittura trovato a Gerusalemme era una tavoletta risalente al regno di Ezechia, da collocare tra la fine del VIII e l’inizio del VII a.C.

Foto: Hebrew University

martedì 19 maggio 2015

Religione degli Etruschi. Il Fegato di Piacenza, di Massimo Pittau

Religione degli Etruschi. Il Fegato di Piacenza        
di Massimo Pittau


Cliccare sull'immagine per ingrandire
(NRIE 31; TLE, TETC 719; ET, Pa 4.2 - rec)

Premessa

Il «fegato di Piacenza» è un modellino in bronzo di un fegato di ovino, trovato nel 1877 propriamente a Gossolengo, in provincia di Piacenza. Esso è molto importante sia dal punto di vista della religione degli Etruschi, sia da quello della loro lingua. Infatti porta inciso in lingua etrusca e dentro apposite 40 caselle, il nome di alcune decine di dèi e di semidei o “teonimi” e doveva avere, rispetto alla «disciplina etrusca» e, più di preciso, alla aruspicina od epatoscopia, la finalità di sussidio mnemonico ad uso dell'aruspice e di sussidio didattico a vantaggio dei discepoli-apprendisti. Questo modellino bronzeo di fegato trova riscontro in altri trovati in Etruria ma fatti di terracotta, del tutto simili, a quelli trovati, in numero di circa 30, nella lontana Babilonia. E questa notevole corrispondenza costituisce evidentemente una importante conferma dell'origine medio-orientale degli Etruschi.
Intanto c'è da premettere che come documento linguistico il fegato di Piacenza appartiene al periodo del neo-etrusco, cioè, storicamente, al periodo ellenistico, tra i secoli IV e I avanti Cristo, come è chiaramente dimostrato anche dalla lunga serie di dèi e semidei greci che vi risultano incisi accanto a quelli propriamente etruschi.
È poi da precisare che, allineati e separati l'uno dall'altro, come sono, in altrettante caselle, i nomi degli dèi e dei semidei non offrono propriamente un "contesto linguistico", per cui ai fini della "traduzione" di ciascuno non è possibile trarre lumi dal nome di un altro vicino oppure lontano. In altre parole dico che noi non abbiamo di fronte delle “frasi”, ma abbiamo solamente

lunedì 18 maggio 2015

Archeologia in Sardegna. Pozzo sacro di Milis, a Golfo Aranci, abbandonato a sé stesso?

Archeologia in Sardegna. Pozzo sacro di Milis, a Golfo Aranci, abbandonato a sé stesso?


L’edificio si trova a monte di Golfo Aranci e per raggiungerlo bisogna uscire da Olbia e prendere la litoranea di Pittulongu (strada provinciale 82). Giunti alla stazione di Golfo Aranci, si prosegue a piedi lungo la linea ferroviaria per circa 300 metri fino a trovare il pozzo, dietro un muretto di cemento. 
Il pozzo fu parzialmente demolito nell'Ottocento, per costruire la stazione. Si conservano la scala di 40 gradini e la grande camera del pozzo. È costruito con filari regolari di conci di scisto, calcare e granito, accuratamente lavorati. C’è da osservare che la scala oggi è chiusa da un muro di recente costruzione. La pregevole copertura a gradoni del

domenica 17 maggio 2015

Archeologia. Scoperta la più grande città sotterranea del mondo, è del 3000 a.C.

Archeologia. Scoperta la più grande città sotterranea del mondo, è del 3000 a.C.

Gli archeologi turchi ritengono di avere scoperto in Cappadocia nei pressi di Nevsehir quella che potrebbe essere la più grande città sotterranea antica del mondo, databile al 3000 a.C., che occuperebbe secondo i geo-radar una superficie di 65 ettari, ossia pari a 65 campi da calcio, con un dedalo di gallerie che si estende per oltre 7 km. La città sotterranea è stata individuata per caso: nel 2012 degli operai che stavano demolendo alcuni edifici si sono imbattuti in una grande caverna costruita. I lavori sono stati subito interrotti e sono accorsi archeologi e geo-fisici. Gli scavi condotti finora hanno permesso di determinare che la grande città sotterranea comprende templi, case, bagni, cucine, scale, oltre a lunghe strade-gallerie che la solcano in ogni direzione. Secondo gli archeologi le strutture più significative risalgono

sabato 16 maggio 2015

Archeologia. Ritrovata a Zurigo una "porta del tempo" di 5000 anni fa.

Archeologia. Ritrovata a Zurigo una "porta del tempo" di 5000 anni fa.
di Francesco Amorosino




























Il manufatto, uno dei più antichi ritrovati in Europa, risalirebbe al 3063 a.C. ed è stato scoperto durante i lavori per la costruzione di un parcheggio sotterraneo.
Una porta che conduce verso un tempo lontano, dalla Svizzera odierna si giunge fino a 3000 anni prima della nascita di Cristo, quando in Inghilterra venivano erette le misteriose pietre di Stonehenge. Quello ritrovato a Zurigo è un manufatto molto speciale: una porta vecchia oltre 5000 anni, forse una delle prime mai costruite, recuperata in "condizioni eccezionali", secondo gli archeologi.
"Si tratta di una delle porte più antiche mai rinvenute in Europa", ha detto Niels Bleicher, scienziato a capo del Dipartimento per la preservazione dei monumenti di Zurigo, spiegando che il reperto, alto circa un metro e mezzo e largo 88 centimetri, proviene dalla cultura Horgen, tipica di quella zona della Svizzera. La porta è fatta di legno di pioppo con una tecnica che garantisce "solidità ed eleganza" secondo quanto sostiene lo scienziato. L'oggetto si è conservato tanto bene che anche le maniglie in legno sono giunte sino a noi.
La porta era parte di una casa costruita con pali di legno, molto massiccia, per tenere all'esterno il vento freddo che spirava dal lago di Zurigo. In quella zona, infatti, secondo le tracce trovate dagli archeologi, esistevano almeno cinque villaggi neolitici presenti tra il 3700 e il 2500 avanti Cristo. Oltre alla porta sono emersi altri manufatti interessanti, come un pugnale in selce e un elaborato arco da caccia.
Quella Horgen è una delle molteplici culture archeologiche nate in Svizzera nel periodo neolitico, e prende il nome da uno dei principali siti in cui sono state trovati i primi reperti. L'area interessata va dal nord della Svizzera fino al sud-est della Germania, nei pressi del lago Costanza, ma potrebbe anche essersi estesa oltre. Fu un periodo caratterizzato da una minore cura per la ceramica ma da una sviluppata industria della selce, che ha portato alla realizzazione di eleganti strumenti di pietra, mentre importanti erano i maiali, le cui ossa sono le più comuni tra quelle ritrovate nei villaggi.
La porta, che secondo Bleicher risalirebbe al 3063 avanti Cristo, è molto simile ad un'altra trovata vicino alla città di Pfaeffikon, mentre una terza porta conosciuta, realizzata da un unico pezzo di legno, risalirebbe al 3700 a.C., secondo quanto riferito dall'archeologo. L'intenzione è quella di portare il manufatto in un museo dopo che sarà prelevato dal luogo del ritrovamento e trattato per prevenirne il deterioramento. La porta è stata rinvenuta in un cantiere per la realizzazione di un parcheggio nei pressi del teatro dell'Opera di Zurigo.
Questa scoperta fa riflettere ancora una volta sui tesori che potrebbero celarsi sotto le case di chi vive in città antiche, ma anche più recenti, come il caso di New York, dove il cantiere di Ground 0 ha restituito una imbarcazione del 18esimo secolo, oppure di Roma, dove è praticamente impossibile 'scavare' senza compiere qualche incredibile scoperta.

Fonte: http://www.nannimagazine.it/articolo/5865/Ritrovata-a-Zurigo-la-porta-del-tempo-

venerdì 15 maggio 2015

Archeologia: conferenza di Alfonso Stiglitz a Cagliari: "Sardegna ed Egitto, Shardana e dintorni".



Archeologia: conferenza di Alfonso Stiglitz a Cagliari: 
"Sardegna ed Egitto, Shardana e dintorni".



L'appuntamento è per questa sera, venerdì 15 Maggio, alle ore 19.00, nella sala dell'Associazione Culturale Honebu, tel 0702044611, in Via Fratelli Bandiera 100 Cagliari/Pirri.
L'archeologo Alfonso Stiglitz sarà relatore sul tema: "Sardegna ed Egitto, Shardana e dintorni".

In un suo scritto giornalistico del 2006, Alfonso Stiglitz scriveva:
Uno dei miti più profondamente radicati nel nostro immaginario quotidiano è quello degli “Shardana dal cuore ribelle”, balentes ante litteram. Agenzie di viaggio, marchi commerciali, libri di successo, società per lo studio della genetica, sono tutti portatori di quel nome e propagatori di una lettura ideologica della storia. 
Ma è una storia vera? Chi erano veramente gli Shardana?
Mentre oggi si continuano a ripetere gli stereotipi di un secolo fa, basati su una lettura credulona dei testi propagandistici dei faraoni, in Vicino Oriente gli archeologi scavano i luoghi delle gesta degli Shardana e degli altri “popoli del mare”, fornendoci dati oggettivi sulla loro vita quotidiana, mostrandoci come poco o nulla avessero a che fare con la Sardegna.
I testi dei faraoni ci hanno fatto credere a un’invasione che, tra il XIII e il XII a.C., avrebbe causato un vero crollo di civiltà nel Vicino Oriente: palazzi micenei, città (Ugarit), regni (Ittiti) tutti spazzati via dal maglio di questi barbari devastatori. Oggi a quella invasione dei “popoli del mare” quasi nessuno crede più. D’altra parte nessuno crede più al vecchio racconto ottocentesco di una storia fatta di invasioni e migrazioni, è stata cancellata quella degli Hyksos, non è mai esistita quella degli Amorrei e forti dubbi abbiamo su quella dei Dori. Lo stesso nome “popoli del mare” è frutto di un’errata lettura, come ha mostrato Sergio Donadoni negli anni ’60, sarebbe meglio tradurre “i barbari della pirateria” che, all’epoca, era un’attività commerciale aggressiva e antistatale e non un'invasione militare.
Se abbandoniamo la propaganda faraonica e ci rivolgiamo ai dati concreti, vediamo che gli Shardana sono presenti nel Vicino Oriente, a Biblo e a Ugarit, secoli prima della presunta invasione.


Durante la serata, nella quale Stiglitz articolerà l'intervento sugli Shardana, sarà presentato il programma di Honebu e gli obiettivi che l'Associazione Culturale pone al centro della propria mission, ossia creare un luogo di incontro dove studiosi e artisti, possano condividere le proprie conoscenze con gli associati.
Partecipate numerosi, il successo dell'associazione è legato al vostro gradimento. 

Link su facebook: https://www.facebook.com/events/1445140079113958/

Ingresso libero. E' gradita la condivisione dell'evento. 


giovedì 14 maggio 2015

Fenici in Sardegna. Videocorso di archeologia, ventiduesima lezione.

Videocorso di archeologia, ventiduesima lezione: Fenici in Sardegna






Università di Quartu Sant'Elena
Riprese di Fabrizio Cannas
Relatore Pierluigi Montalbano




L'età fenicia costituisce un nodo cruciale per la comprensione degli avvenimenti che dall'età del Bronzo portarono all'età del Ferro. In questo video si illustrano una serie di avvenimenti che testimoniano la frequentazione fra nuragici e commercianti levantini.

Il corso dell'anno accademico 2014/2015 si svolge nell'aula magna dell'Università di Quartu Sant'Elena, ogni martedì alle ore 17.00, in Viale Colombo 169.
Con la collaborazione dell'istituto, del videomaker Fabrizio Cannas e del docente, Pierluigi Montalbano, saranno offerte sul canale Youtube tutte le lezioni di archeologia previste nel programma. L'accesso è libero e gratuito.
I lettori sono invitati a proporre suggerimenti per migliorare la fruibilità o altre caratteristiche.
Se qualcuno fosse interessato a collaborare, ad esempio inserendo i sottotitoli in inglese, sarebbe il benvenuto. Per visionare le lezioni è sufficiente cliccare sui link sotto.
Buon ascolto e buona visione.


22° Lezione: Fenici  in Sardegna

21° Lezione: L'età fenicia nel Vicino Oriente

20° Lezione: I Giganti di Monte Prama

19° Lezione: Le Navicelle Bronzee

18° Lezione: I Bronzetti Nuragici

17° Lezione: L'antica metallurgia in Sardegna

16° Lezione: I Pozzi Sacri 

15° Lezione: Le Capanne delle Riunioni

14° Lezione: Dai Nuraghi a Tholos all'urbanizzazione

13° Lezione: Le guerre dei Popoli del mare

12° Lezione: I micenei nel Mediterraneo

11° Lezione: La Civiltà Minoica e la talassocrazia

10° Lezione: Le antiche ceramiche sarde

9° Lezione: I Nuraghi a Tholos

8° Lezione: Architetture funerarie, le Tombe di Giganti


7° Lezione: I nuraghi a corridoio e il Sistema Onnis


6° Lezione: L'alba della Civiltà Nuragica

5° Lezione: Le Domus de Janas e il culto dei defunti


4° Lezione: Dall'età della pietra all'età dei metalli

3° Lezione: Le prime civiltà del Mediterraneo


2° Lezione: scavo, stratigrafia, fonti e materiali

mercoledì 13 maggio 2015

Archeologia. Storie di prigioni e penitenziari.

Santo Stefano, il penitenziario-teatro
di Romano Maria Levante
















Se è vero che dalle carceri si misura la civiltà di un popolo, l’archeologia carceraria è storia da rispettare e memoria da valorizzare
Luigi Settembrini, che vi fu rinchiuso per otto anni, scrive che quando vi entrò tra i suoi cinque compagni di cella c’era “un abruzzese di un villaggio presso Teramo, e chiamasi Giovanni”, condannato per complicità in undici omicidi, compiuti dal “signore suo padrone” e dai suoi sgherri, aveva solo bussato alla porta eseguendo l’ordine ricevuto, un superstite dell’eccidio lo denunciò e lui fece i nomi dei colpevoli: sei di loro e il padrone impiccati, “egli con altri dannato all’ergastolo, dove è giunto da pochi mesi”. Questa “ouverture” ci introduce al “teatro” di Santo Stefano.
Ha la forma e la struttura di un vero teatro, la sua planimetria rimpicciolita è perfettamente sovrapponibile a quella del San Carlo di Napoli. I tre ordini di palchi diventano celle poste a semicerchio nella concezione “panottica” tipica del teatro, che assicura visione totale della scena da ogni punto. Me mentre nel teatro la scena è al centro dove convergono gli sguardi dai palchi tutt’intorno, nel carcere è l’opposto, gli sguardi delle sentinelle poste al centro devono potersi diramare verso le celle, tutte sotto continua sorveglianza. Al motivo funzionale di praticità ed efficacia per la vigilanza se ne aggiungeva uno quasi subliminale nella concezione di quell’epoca che per recuperare i detenuti occorreva

martedì 12 maggio 2015

Honebu, gli appuntamenti di Maggio della nostra Associazione.

Honebu, gli appuntamenti di Maggio della nostra Associazione.



Buongiorno, sono lieto di invitarvi agli appuntamenti di Maggio 2015, nella sede dell'Associazione Culturale Honebu, in Via Fratelli Bandiera 100 Cagliari / Pirri, sempre alle ore 19, tel. 0702044611 - 3382070515, nell'ambito della rassegna "il salotto della cultura". 

Le serate Honebu si svolgono il martedì e il venerdì alle ore 19, sempre nella sede di Cagliari.
Questa settimana incontreremo Maria Rosaria Randaccio che ci parlerà di Zona Franca in Sardegna, martedì 12 alle ore 19.00, e Alfonso Stiglitz che sarà relatore sul tema: "Sardegna ed Egitto, Shardana e dintorni", venerdì 15 alle ore 19.

Al termine di ogni serata è previsto il dibattito.
Partecipate numerosi, il successo dell'associazione è legato al vostro gradimento.
E' gradita la condivisione dell'evento.

https://www.facebook.com/events/1445140079113958/

Colgo l'occasione per segnalare l'avvio del corso base di fotografia, programmato per sabato 22 e domenica 23 Maggio.  
Per l'iscrizione ai corsi è sufficiente associarsi a Honebu telefonando al 0702044611 oppure al 3382070515, o passando direttamente in segreteria.




lunedì 11 maggio 2015

Fenici in Sardegna

Fenici in Sardegna
di Pierluigi Montalbano






















In Sardegna, a differenza di ciò che accadde in Sicilia, l’elemento greco non è diffuso: a parte Olbia e poche altre tracce, i manufatti greci erano di importazione. Ancora oggi non sono chiare le dinamiche di incontro e assimilazione fra nuragici e commercianti di età fenicia. I levantini arrivano sempre con atteggiamento pacifico perché l’obiettivo era quello di reperire soprattutto materiali metallici nei territori nei quali sbarcavano. Le risorse erano in mano ai nuragici, e i fenici avevano la necessità di scambiare acquisendo risorse utili alle proprie necessità.
Fino agli anni Ottanta, studiosi come Barreca e Moscati ritenevano che la fondazione delle colonie (fine VIII-VII a.C.) seguisse un periodo di frequentazione di alcuni secoli, un periodo di pre-colonizzazione. Oggi, invece, riteniamo che questa fase vede l’arrivo di genti levantine, provenienti quindi dal Mediterraneo Orientale, che instaurano buoni rapporti con i nuragici e danno vita a una collaborazione proficua per entrambi, come testimoniano i materiali orientali trovati nell'isola. Queste stesse genti sbarcarono in nord-Africa, Baleari, Sicilia e Spagna alla ricerca di nuovi sbocchi commerciali e risorse minerarie.
La cronologia di questo fenomeno di frequentazione levantina si assegna ai secoli XI-IX a.C. Gli studiosi concordano sul fatto che il ruolo di protagonista è portato avanti dalla città di Tiro, che inizia a fondare empori commerciali a Cipro e, poi, sempre più a occidente. Insieme ai tiri, ci sono varie popolazioni orientali: Aramei (semitici stanziati presso Damasco), Filistei (stanziati nella Palestina meridionale nella Pentapoli filistea), Siriani (stanziati a nord del Libano), Eubei (greci dell’isola di Eubea), Ciprioti e altri. Le navi erano composte da equipaggio misto, erano verosimilmente