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venerdì 20 giugno 2014

Ulisse e il solstizio d'estate

Ulisse e il Solstizio d’Estate
di Alberto Majrani

Nei precedenti interventi abbiamo visto come i poemi omerici assumano improvvisamente una straordinaria "coerenza", una volta che vengano letti con il giusto criterio e come molte frasi misteriose diventino chiarissime per chi possiede una solida preparazione scientifica. Vediamo ora in questa chiave uno dei momenti più drammatici dell’Odissea: la descrizione della strage dei Proci, ad opera di Ulisse (o chi per lui), di suo figlio Telemaco e dei fedeli servitori.  Ma è possibile capire in quale giorno avviene il fattaccio? Proprio il capo dei pretendenti Antinoo ci darà un suggerimento:

Oggi tra il popolo c’è la festa solenne (XXI, 258)

quindi questo non è un giorno qualunque, ma è un giorno di festa per tutto il popolo: in un’epoca in cui pochi sono in grado di usare un calendario, se dei congiurati devono darsi un appuntamento, possono farlo solo in un giorno particolare, ben noto a tutti. Pochi versi dopo si scopre che la festa è dedicata al dio Apollo arciere. Dato che Apollo era anche il dio della luce, possiamo azzardare addirittura l’ipotesi che potesse essere una festa solare, come il solstizio d’estate, che era un giorno particolarmente importante per gli antichi. Il solstizio d’estate è il giorno più lungo dell’anno, mentre il solstizio di inverno è quello più corto. Spesso chi non conosce l'astronomia crede che il sole sorga sempre esattamente a est e tramonti a ovest: in realtà questo succede solo nel giorno dell'equinozio di primavera o d'autunno. Durante gli altri giorni dell'anno il punto di levata e di tramonto si sposta gradualmente verso destra o sinistra. Nel solstizio il sole sorge e tramonta nel punto più lontano rispetto all’est e all’ovest: si dice che il "sole sta" perché per pochi giorni sembra fermarsi in un punto fisso per poi tornare indietro.


Le conoscenze astronomiche erano già presenti in epoca preistorica: molti archeologi pensano che persino gli animali dipinti nelle famose grotte di Lascaux siano una rappresentazione delle costellazioni. Nel 14000 avanti Cristo, periodo che concorda con le datazioni dei dipinti ricavate con altri metodi, il sole tramontava al solstizio d’estate andando ad illuminare proprio la parete pitturata, posta a una quarantina di metri dall’ingresso. E’ decisamente improbabile che ciò sia dovuto al caso, perché ci sono molte grotte nella zona e quella è l’unica dipinta, e il fenomeno si verificava soltanto nei giorni immediatamente vicini al solstizio d’estate.
Se si allarga l'osservazione alla Francia meridionale,  troviamo circa un  centinaio di grotte decorate dell'era paleolitica, e quasi tutte sono orientate astronomicamente. Se poi si considera la qualità estetica delle pitture, ci si può rendere conto di come quei nostri lontani antenati fossero tutt’altro che dei rozzi cavernicoli, e del resto le capacità intellettive degli uomini di quell’epoca erano praticamente identiche a quelle degli uomini contemporanei. Un fenomeno analogo  si verificava in molti altri templi preistorici, dal tumulo di Newgrange in Irlanda, del 3200 a.C.,  a quello di Abu Simbel in Egitto, del 1200 a.C., con il sole che andava a illuminare una camera posta in fondo a un lungo corridoio solo in due giorni all’anno, probabilmente al compleanno e all’anniversario di incoronazione del faraone Ramses II. Gli studi archeologici sono ormai pressoché concordi nel ritenere che i templi megalitici avessero funzioni di culto astrale: le loro orientazioni principali sono quasi sempre dirette verso punti di importanza astronomica, quali il luogo di levata o di tramonto del sole in corrispondenza dei solstizi (o, più raramente, degli equinozi), nonché della luna o delle principali stelle e costellazioni in  particolari giorni dell’anno. I megaliti avevano quindi anche una funzione di calendario, indispensabile per delle popolazioni che dovevano conoscere i tempi giusti per la semina o la transumanza. 

L’archeoastronomia è una disciplina relativamente “giovane”, ma ormai le sue tecniche di calcolo e rilevamento hanno tutti i crismi della scientificità , anche se rischia spesso di essere screditata dall’opera di molti dilettanti fantasiosi in cerca di complicate e improbabili connessioni stellari.
E' il caso, per esempio, proprio del più famoso monumento megalitico, il cerchio di Stonehenge, su cui si è detto di tutto, e persino troppo: molte elucubrazioni astronomiche sono però poco credibili anche perché negli ultimi due secoli il sito è stato sottoposto a parecchi restauri, dato che diverse pietre erano crollate o erano state abbattute. Per quanto il restauro possa essere stato accurato, non possiamo essere certi delle originali orientazioni dei megaliti: sicuramente però c'era un allineamento verso il sole al solstizio estivo, dato che l'antica strada che raggiungeva il complesso aveva questa direzione. Lo storico Diodoro Siculo (I secolo a.C.), citando gli scritti di altri storici della Grecia antica, fa un accenno a un grande tempio di Apollo, di forma sferica, situato su di un'isola Iperborea che potrebbe essere identificata con la Gran Bretagna: se la correlazione con Stonehenge è giusta, ne possiamo dedurre che nel Nord Europa si venerava Apollo, come in Grecia, e che il suo culto era legato al solstizio d'estate.

  Quasi tutti gli edifici religiosi dell’antichità hanno continuato ad avere un’orientazione astronomica significativa: per fare un esempio abbastanza noto, a Milano il Duomo è orientato lungo l’asse est-ovest, cioè verso la posizione del sole all’alba e al tramonto nel giorno dell’equinozio, mentre la Basilica di Sant’Ambrogio è orientata verso la posizione del sole al solstizio. Persino in molte chiese medioevali le finestre sono disposte in modo che il sole vada a colpire gli affreschi dei santi in corrispondenza dei giorni in cui vengono festeggiati. Questo tipo di conoscenze è andato in gran parte perduto negli ultimi secoli, ma chi sapeva interpretare questi segni celesti godeva inevitabilmente di grande rispetto e autorevolezza.   Troviamo qualcosa di molto simile nel diciannovesimo libro dell’Odissea: siamo all’ora del tramonto, tutti i Proci sono andati a dormire nelle loro case, e le porte della reggia sono state chiuse. Ulisse e Telemaco si accingono a nascondere le armi appese alle pareti, prendendo delle torce per fare luce, quando improvvisamente tutta la casa si rischiara:

…davanti Pallade Atena
una lucerna d’oro tenendo, bellissimo lume faceva.
E stupito Telemaco parlò a un tratto al padre:
“O padre, prodigio grande vedo cogli occhi!
Davvero i muri e i begli architravi di casa,
e le traverse d’abete e le colonne eccelse
splendono agli occhi come se ardesse il fuoco:
qui certo c’è un dio, di quelli che il vasto cielo possiedono”.
E rispondendogli disse l’accorto Odisseo:
“Taci e la tua mente frena e non fare domande:
questa è la norma degli dèi che hanno l’Olimpo.” (XIX, 33-43)

quindi abbiamo un ulteriore elemento per  ipotizzare che fosse il giorno del solstizio d'estate: alla… luce, è il caso di dirlo, di quanto sappiamo sull’importanza dell’astronomia per i potenti dell’antichità, possiamo pensare che nella casa del re ci fosse una specie di finestra o di feritoia orientata sulla posizione del sole al solstizio estivo, che serviva al sovrano per calcolare gli anni, e magari per creare stupore tra i suoi sudditi con un evento “prodigioso”. E' da escludere invece il solstizio invernale, perché nell'antichità la navigazione si limitava al periodo estivo, e sia Ulisse che Telemaco erano appena arrivati via nave. E naturalmente degli esperti marinai dovevano conoscere bene l'astronomia. Da notare infine che la stessa dea Atena ferma il carro del sole prima dell'alba per prolungare la notte d'amore tra Ulisse e Penelope (XXIII, 241-246): un ulteriore indizio che la notte fosse particolarmente breve, tanto da rendere indispensabile proprio un miracolo per ritardare l'aurora. Quindi, nel giro di poche pagine, lo stesso concetto viene ripetuto più volte, anche se in modo abbastanza criptico da renderlo fino ad oggi incomprensibile.


Alberto Majrani: Chi ha ucciso realmente i Proci? Ulisse, Nessuno, Filottete www.logisma.it/ulisse.h​tm

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Immagini:
Movimenti del sole
Festa del solstizio d'estate in Finlandia
Abu Simbel all'alba
Abu Simbel la camera illuminata

Stonehenge

8 commenti:

  1. Signor Alberto
    Restiamo al percorso del Sole. Il Sole, durante l’anno, sorgerà due (2) volte nello stesso punto di una qualsiasi parte che si trovi tra sud/est e nord/est. Diciamo che nei giorni dei due Equinozi sorgerà ad Est preciso preciso. Per le altre località, dipende dalla posizione. Se le Statue di Abu Simbel vengono illuminate due volte l’anno … io affermo che dipende dai compleanni del nonno e della nonna di Ramsete II.
    RoBer

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  2. bravo, allora scrivi a tutti gli archeologi, egittologi, archeoastronomi di correggere i loro libri

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  3. Apollo Maponos era collegato all'Equinozio d'autunno.

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  4. Può essere, la cosa indica comunque una sua relazione con il sole. Si può ipotizzare che Maponos (dio della giovinezza) nascesse in estate e diventasse "giovane" in autunno

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  5. Aggiungo che in molte parti del mondo il solstizio estivo viene celebrato tuttora con l'accensione di grandi falò, e quindi anche il fatto che Antinoo faccia accendere il fuoco per scaldare l'arco potrebbe essere un altro indizio. In un continuo gioco di rimandi, c'è un ulteriore legame tra il fuoco e l'arco, come ben sa chiunque abbia visto qualche documentario sulle popolazioni primitive: per accendere il fuoco si strofina un bastoncino tra le mani, o meglio lo si fa ruotare con l'aiuto della corda di un arco che compie un movimento a spirale, come di un serpente che sale su un albero; il movimento è molto simile a quello del trapano, e proprio Ulisse affermerà di aver lavorato il suo letto nuziale con il trapano (XXIII, 197); e non per niente gli attributi di Apollo sono l'arco e i serpenti, come pure la cetra, da mettere in relazione con il cantore che si salva dalla strage.

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  6. OMERO DESCRIVE UNA ECLISSE?
    Nell'Odissea c’è la storia della profezia di Teoclimeno, che così conclude la sua arringa contro i Proci presenti nella sala reale:

    d’ombre è pieno il portico, pieno il cortile,
    che scendono all’Erebo, sotto la tenebra;
    il sole del cielo s’è spento, fatale è scesa una notte di morte (Od. XX 355-357).

    Secondo gli studi di due astronomi, Marcelo Magnasco della Rockefeller University di New York e Costantino Baikouzis dell’osservatorio argentino di La Plata, che riprendono le osservazioni già di diversi storici antichi, Omero avrebbe descritto, ovviamente in forma poetica, un’eclisse solare realmente accaduta il 16 aprile 1178 a.C., che quindi sarebbe la data del massacro compiuto da Ulisse. I due studiosi hanno esaminato le posizioni delle costellazioni e dei pianeti presenti nella descrizione omerica per concludere che quella poteva essere l’unica data possibile. Di sicuro c'era la luna nuova, lo dice due volte Ulisse (XIV 161 e XIX 306), quindi buona per l'eclisse di sole. Tuttavia, nell’Itaca greca tale fenomeno sarebbe stato difficilmente avvertibile, perché l’eclisse sarebbe stata solo parziale, e non apprezzabile a occhio nudo. In effetti, Teoclimeno dice che diverrà tutto buio, mentre i Proci lo sbeffeggiano perché questo non succede. Si potrebbe quindi ipotizzare che Teoclimeno, il quale si presenta come indovino, fosse anche un astrologo. Abbastanza bravo da azzeccare la previsione di un’eclisse, ma non da capire che l'evento sarebbe stato solo parziale. Naturalmente la storia dell'eclisse potrebbe essere stata aggiunta in seguito da Omero, con il racconto di una famosa eclisse realmente avvenuta secoli prima e qualche migliaia di chilometri più in là, in Egitto e nel Medio Oriente, che invece a Itaca si era vista a malapena. Un po' come certi libri di profezie, che vengono predatati in modo da far sembrare le predizioni autentiche! Cioè riportano una serie di “profezie” di avvenimenti già avvenuti, ma facendo credere che il libro sia stato stampato parecchi anni prima; in questo modo il “profeta” assume agli occhi del lettore una notevole credibilità; poi però l’elenco dei presagi continua, anche se diventano sempre più confusi e di difficile interpretazione; con un po’ di fantasia si riesce tuttavia a trovare dei collegamenti con gli eventi reali, e il gioco è fatto. Ma a questo punto il libro è già stato venduto a qualche danaroso e ingenuo compratore, illuso di avere in mano un prezioso documento redatto da un grande indovino, morto già da alcuni secoli, le cui previsioni si verificheranno puntualmente. Comunque, se davvero ci fosse stata un'eclisse, penso che Omero ci avrebbe ricamato sopra molto di più. E poi io contesto anche la tradizionale collocazione geografica e temporale degli eventi, quindi tutti i calcoli andrebbero rifatti! Un'analisi dell'archeoastronomo Adriano Gaspani http://www.duepassinelmistero.com/profeziaditeoclimeno.htm

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  8. Ma chi erano veramente Ulisse e Penelope? http://www.chilometrando.org/tela_penelope.htm

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