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sabato 22 marzo 2014

Le ceramiche di età nuragica, di Pierluigi Montalbano



Le ceramiche di età nuragica
di Pierluigi Montalbano


Relativamente all’età nuragica, a seguito dell’indagine sistematica di diversi nuraghi e di villaggi, si è ampliato il numero dei dati di cultura materiale relativi alle procedure di cottura dei cibi.
Dal bronzo medio (1500 a.C.), dopo un periodo di decadimento dell’abbellimento delle ceramiche, si assiste a una ripresa del decorativismo nei vasi a tesa interna con le superfici che presentano motivi metopali ottenuti con impressione a crudo. La tesa interna è adatta alla bollitura, si tratta di una soluzione tecnica che impedisce il traboccamento dei liquidi e il conseguente spegnimento del fuoco. Inoltre favorisce l’ossigenazione impedendo la formazione dello strato di panna o di sostanze coaugulate delle carni o dei legumi.
Nelle ultime fasi del Bronzo Medio compare un nuovo tipo di fornello d’impasto a forma di ferro di cavallo con tre appendici nella parte curva centrale e nelle estremità per mantenere in equilibrio i contenitori, soprattutto olle e ciotole emisferiche e carenate. I fornelli hanno prese nella parete centrale per facilitare la presa e talvolta venivano praticati dei fori passanti per accentuare l’ossigenazione del fuoco e impedire lo spegnimento delle brace.
Nel Bronzo Recente viene prodotto un nuovo tipo di vaso per la bollitura che privilegia le forme più chiuse globulari, con un listello plastico sulla parte interna dell’orlo che ha la funzione di impedire la formazione della panna. Il listello interno serviva anche da sostegno per il coperchio dotato di una presa e fori passanti per l’areazione. Diversi fori passanti praticati sul listello aumentano l’aerazione dei liquidi in cottura. Lo stesso sistema viene ancora applicato nei moderni bollitori in acciaio o in ceramica. Sempre nel Bronzo Recente si producono tegami troncoconici o cilindrici funzionali alla cottura del pane. Le pareti interne sono decorate a crudo con uno strumento a pettine, usato con stecche e brunitoi per ottenere disegni geometrici nella parte centrale del fondo. I pani venivano decorati con pintadere d’impasto che lasciavano un’impronta geometrica. Le teglie si realizzavano con uno spessore maggiore dell’impasto nella parte centrale, dove si concentrava l’assorbimento del calore che facilitava la lievitazione e la cottura dei pani. Alcuni grandi tegami hanno il fondo concavo e venivano usati come coperchio per semplici fornetti che miglioravano la cottura dei cibi.
Nel Bronzo Finale inizia la produzione di bacili e calderoni di bronzo che integrano i contenitori d’impasto più diffusi. Anche i recipienti in bronzo costituiscono un utile elemento di datazione esaminando la forma dei manici e degli attacchi che richiamano forme note nell’area egea e tirrenica. Con il perfezionamento dei processi metallurgici si producono spiedi in bronzo sostenuti da alari lignei, bronzei e d’impasto. La produzione dei vasi per la cottura si arricchisce di altre forme che consentivano una cottura lenta a basse temperature, e vasi costruiti come cestelli traforati che potevano essere usati anche come vasi portafuoco per mantenere calde le vivande. Nelle ultime fasi del Bronzo e nel Primo Ferro migliorano le tecniche di lavorazione degli impasti, con superfici lucidate che imitano quelli di bronzo che vengono coperte da uno strato di argilla molto depurata e fluida (engobbio) che impermeabilizzava le pareti riducendo il trasudamento dei liquidi.

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