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venerdì 7 maggio 2010

Sea People - Popoli del mare VII - l'Egitto


L'Egitto:
Attorno al IV Millennio a.C. non esisteva la dicotomia fra scienza e religione ma vigeva la "scienza sacra" il cui compito era la ricerca dell'armonia assoluta fra alto e basso, fra cielo e terra: fu così che l'Egitto venne creato a immagine del cielo. Una regione oscura in riva al mare potrebbe aver generato la civiltà da cui proveniamo, ed è nei testi sacri egizi che un luogo ancestrale viene per la prima volta nominato: l'Haou-Nebout, un luogo ai confini nord-occidentali del mondo. Nell'antichità era universalmente accettato il concetto che al di là delle Colonne d'Ercole si estendesse un unico vasto mare che circondava la terra, a sua volta delimitato dallo scorrere del fiume Oceano, il Sin-wur, letteralmente il grande circolo. Anche nei poemi omerici Oceano è il fiume che scorre nel Grande Mare, tuttavia ben distinto da esso. Abbiamo quindi l'equivalenza fra il fiume Oceano che scorre nel grande mare, e il Sin-Wur che scorre nel Wad-wur, cioè il Grande Verde, espressione che gli egizi adottavano per mare-oceano, ossia l'intero mondo marino. Per gli egizi l'Haou-Nebout sono le isole nel centro del Grande Verde. Le genti di questa area geografica non bene identificata saranno celebri in Egitto come importatori di pietre preziose e metalli. Particolarmente celebrata sarà una loro principesca ambasceria giunta ai tempi di Tuthmosis III e le cui immagini sono immortalate nella tomba di Rekmire, gran visir e addetto al cerimoniale del faraone. Questi popoli rappresentarono la peggior minaccia che l'Egitto abbia subìto dal tempo del dominio degli Hyksos, con il grande tentativo di invasione ai tempi di Ramesse III. Rimarranno celebri nella storia come i popoli del mare, definizione di Maspero che sintetizzava una espressione con cui gli egizi li conoscevano e identificavano: coloro che vivono nelle isole del cuore del Grande Verde. Alla domanda “chi sono gli Haou-Nebout”, la storia ci riserva una risposta dubbia, perché saranno i mercenari greci in servizio in Egitto verso l'VIII a.C. a venire usualmente così chiamati. La conferma di ciò risiede nella famosa Stele di Rosetta, di epoca tolemaica, dove il termine viene tradotto con "hellenikos". Fu automatico, una volta legato il termine ai greci, creare l'equivalenza: isole dell'Haou-Nebout = isole della Grecia. Il grande problema che si pone di fronte a questa realtà è il seguente: dato che i greci appaiono con i micenei (Achei) verso il 1700 a.C., come è possibile che gli egizi conoscessero il termine Haou-Nebout, che equivarrebbe a greci, prima del 3000 a.C.? Ma da quando esiste la genìa dei greci? I testi egizi sembrano non essere stati compresi. Quella equivalenza derivata dalla Stele di Rosetta è inaccettabile.
Erodoto afferma che il popolo greco usò sempre e costantemente la stessa lingua. Staccatosi ancora debole dal ceppo pelasgico, si ampliò fino all'agglomerato di popoli che comprendeva varie altre popolazioni pelasgiche e numerosi altri barbari. Dal 1956 quando Michael Ventris e Chadwick decifrarono la lineare B, sappiamo con certezza che i micenei (Achei) erano quei greci che parlavano il greco che abbiamo studiato a scuola. L'aristocrazia guerriera dei micenei, contraddistinta dall'uso del carro da battaglia, è giunta sulla scena della storia contemporaneamente alle caste guerriere dei Mitanni e degli Hyksos. Inoltre sappiamo che micenei furono fra i più grandi navigatori che la storia ricordi.
Il cavallo era considerato un bene prezioso, tanto che un documento di Ugarit rivela che una coppia di cavalli venne acquistata dal re della città e pagata con molti kg di stagno. L'origine del carro leggero a due ruote a raggi, con il cavallo addestrato al combattimento, è indo-iranica e si deve ai Mitanni, come testimonia il trattato di Kikulli. Taylour afferma che quando i micenei compaiono sulla scena, i ritrovamenti delle tombe a fossa mostrano una cultura già ricca e complessa con ambra proveniente dal Nord, avorio della Siria e oro dall'Egitto. Del tutto diversi appaiono i minoici: dolicocefali e sbarbati, mentre brachicefali e barbuti erano i micenei. Le mura ciclopiche che circondavano la città di Micene custodivano il potere del Wanax, il principe guerriero. Le tombe circolari a cupola minoiche di Creta che Evans paragonò a quelle disseminate in Libia, formulando l'ipotesi che i minoici fossero giunti profughi dall'Egitto dopo l'unificazione di Menes intorno al 3000 a.C., si trasformano nelle monumentali tombe a tholos conosciute come il Tesoro di Atreo o quello dei Minii ad Orcomenos. Questa potenza, esplosa dopo il 1650 a.C., fu il frutto di un'egemonia non certo su spazi terrestri ma su aree marittime, ed ebbe nell'Egeo il suo luogo centrale. È probabile un grado di parentela fra i micenei e i nobili indoeuropei che alla guida degli Hyksos erano penetrati in Egitto conquistandolo verso il 1720 a.C. La dinastia degli Hyksos dominava tutta una serie di vassalli e, durante il regno di Khyan, la pressione tributaria sull'Egitto e sulle regioni cananee era pesante. Mantenevano relazioni commerciali con i minoici e con i babilonesi, e manufatti egizi che recano il nome di Khyan sono stati ritrovati a Babilonia, a Cnosso e a Hattusa. Gli Hyksos veneravano Seth (Sutekh) Signore dei deserti, dei vulcani e del mare, l'analogo di Poseidone, come afferma anche Plutarco, ed era la principale divinità degli Achei (micenei). C'è un particolare affascinante a proposito dell'identità Seth-Poseidone: al primo deve collegarsi il cavallo, dal momento che furono gli Hyksos ad introdurlo in Egitto, ed è proprio Poseidone a fregiarsi del titolo di Hippios, vantandosi di aver creato di cavallo, una cosa insolita per un dio del mare. Seth viene raffigurato sia nei testi delle piramidi che nel papiro Chester Beatty, che descrive il mitico scontro con Horus sulla prua di una nave. La sfida si consuma in un luogo che ci interessa: le isole del centro del Grande Verde che fanno parte dell'Haou-Nebout. Osserviamo che alcune caratteristiche di Seth, dio del deserto, sono assimilabili al dio delle tempeste degli ittiti, e allo stesso Dio ebraico (Yahweh), ricordando che il deserto è "come un mare in cui non si affonda il remo", di cui si deve temere la forza distruttrice e dove l'orientamento e la vita dipendono sempre dalla conoscenza della volta del cielo. Seth era un dio equivoco già nella mitologia osiriaca egiziana che l'aveva confinato a regnare fuori dal territorio dell'Egitto, nei paesi stranieri.
Ma ritorniamo ad achei e troiani. L'appellativo acheo designa genti guerriere e costoro, a dispetto delle teorie proposte, non mostrano prove di attraversamento del territorio né anatolico né balcanico. Ricordiamo che in epoca classica i greci consideravano brevi le distanze sul mare, lunghissime e inaffrontabili quelle su terra. Il legame profondo con il cavallo è dimostrato dal fatto che quest'ultimo era inumato insieme proprietario. Con l'invasione dei Dori intorno al 1200 a.C. e il crollo della potenza micenea, il mondo greco si dividerà in due grandi gruppi che entreranno in era storica: i Dori e gli Ioni, in continuità e in linea pelagica con le altre popolazioni eroico-leggendarie dell'Ellade. Il legame fra la civiltà micenea, per la quale il mare è divino e la madre del grande Achille è la dea marina Teti (una delle Nereidi), e la civiltà megalitico atlantica è fortissimo, e ci riconduce all'Oceano. Pensiamo alle tombe a tholos micenee che si pensavano punto di partenza dell'architettura megalitica. Perché i micenei consideravano l'ambra più preziosa dell'oro? Perché è presente in grande quantità solo nelle più antiche tombe a fossa e scompare successivamente? Si trattava quindi di un bene non più raggiungibile e probabilmente i preziosi manufatti dovevano essere appartenuti ai primi colonizzatori micenei provenienti da una sconosciuta patria. L'ambra proviene dallo Jutland, non è certo un bene mediterraneo nè orientale, e alcune tazze d'oro trovate in Cornovaglia (tombe del Wessex) sono identiche ad altre micenee, come micenea appare la spada incisa su uno dei triliti di Stonehenge. Gran parte dello stagno utilizzato in Egeo proviene dalla Cornovaglia. Sino a quando abbiamo pensato che dall'Egeo si fosse espansa la civiltà, tutto ciò poteva avere un senso logico, ma oggi sappiamo che Stonehenge era già terminata quando la civiltà micenea non era ancora nata. Ci chiediamo quindi se la terra d'origine, peraltro ignota, della civiltà megalitica e degli achei-micenei non fosse la stessa. E' a questo punto che si rende necessario un approfondimento del termine Haou-Nebout, non solo geografico ma anche etnico, infatti come sappiamo indica i popoli del mare. Gli egizi lo collocano in uno spazio di enormi dimensioni agli estremi confini nord-occidentali del mondo. Ne facevano parte le isole del centro del Grande Verde, cioè il mare Oceano ed un numero rilevante di popoli nordici su altre isole chiamati generalmente "i paesi nordici". Spazi che si estendevano lungo quello che gli antichi consideravano il limite dell'universo terrestre, cioè il Sin-wur.


Nell'immagine il circolo delle tombe reali a Micene

3 commenti:

  1. questa parte dedicata agli hau nebout la trovo scritta per filo e per segno nell'omonimo libro(haou nebout appunto)scritto da widmer berni e antonella chiappelli,edito pendragon.Perchè non trovo citate le fonti?grazie
    Alberto

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  2. E' citata al primo degli articoli, e in altre parti.. Esattamente Venerdì 4 Giugno. Il titolo è: Natufiani e Neolitici si incontrano.

    "Si tratta delle conclusioni, che condivido, alle quali sono arrivati alcuni studiosi, a partire da Berni e Chiappelli nel loro lavoro del 2009"

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  3. Inoltre Lunedì 3 Maggio ho introdotto una serie di argomenti tratti da quel libro.
    L'argomento è Sea People, popoli del mare 1, che inizia così:

    "Recentemente ho avuto modo di leggere l'interessante libro di Berni e Chiappelli sui "Popoli del Mare" (2009) e, pur non condividendo alcune argomentazioni e qualche conclusione, ho pensato di tuffarmi in una rilettura di questo testo, filtrarla attraverso le esperienze maturate con i recenti scavi in Sardegna e proporre una visione d'insieme dell'argomento rendendola fruibile ai lettori del blog. Per ulteriori approfondimenti vi consiglio la lettura del testo in originale, ricco di note dedicate ai testi egizi tradotti, e realizzato secondo la visione degli autori".

    Grazie comunque per la segnalazione.

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